Rubriche | 1 Luglio 2020 | Fabio Ciarla
Castelli Romani, Grottaferrata lancia la sfida enogastronomica per la rinascita
C’è poco da dire, l’enogastronomia dei Castelli Romani – nonostante le tante difficoltà che si portano dietro da tempo e quelle nuove dovute all’emergenza sanitaria – è in grande fermento. Ultima iniziativa, in ordine di tempo, quella nata a Grottaferrata con lo sforzo comune di ristoratori, albergatori e vignaioli. Mettersi insieme da queste parti è già un successo, speriamo la cosa regga nel tempo e porti i risultati attesi. Da una parte quindi l’Associazione dei Vignaioli di Grottaferrata, dall’altra i nove ristoratori del marchio “Gustati Grottaferrata”, che stanno organizzando le prime uscite pubbliche proprio nella ripartenza post lockdown.
Le potenzialità di questa sinergia sono state evidenziate dalla pima cena per la stampa realizzata alcuni giorni fa. Accolti dalla “Casina del Buongusto” e dai piatti di Nunzio Panetta, siamo stati degnamente dissetati dai vini di due delle aziende più giovani dell’area – a livello di imbottigliamento e commercializzazione – ovvero Cantina Emanuele Ranchella e Villa Cavalletti. Due realtà diverse, Emanuele Ranchella è infatti un personaggio che rappresenta la storia del territorio, è consigliere del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati e incarna la settima generazione di vignaioli in Grottaferrata. Le sue vigne toccano, condizione non infrequente nell’area, alcuni siti di straordinaria importanza archeologica, come le catacombe “ad Decimum” situate appunto al decimo miglio dell’antica via Latina, e rappresentano continuità e innovazione in ambito agronomico. La scelta di Emanuele Ranchella per le sue etichette è stata quella di portare in bottiglia un trebbiano verde in purezza (parente stretto del Verdicchio) nel “Virdis” e un uvaggio di malvasia puntinata, trebbiano giallo e trebbiano verde nel “Ad Decimum”. Una opzione che, per ora, ha lasciato fuori la possibilità di utilizzare la denominazione Frascati, nella quale non è previsto l’utilizzo di trebbiano verde, e quindi i due vini sono, rispettivamente, un IGT Lazio e un Roma Doc Classico. Il perché è spiegato dallo stesso Ranchella, che è anche agronomo, con queste parole: “Crediamo nei potenziali dei vitigni coltivati con dedizione e caparbietà dai nostri padri. La nostra passione e vocazione, che si tramanda da oltre sette generazioni, ha un credo: dalla terra la vita, dalla vite ogni bene”.
Diversa invece l’origine, e la filosofia, di Villa Cavalletti, presentata alla cena per la stampa da Tiziana Torelli. Parliamo infatti di una delle tenute dell’Azienda Agricola Biologica Tierre, che conta su una superficie coltivata totale di 113 ettari di cui 58 in Emilia Romagna e 55 nel Lazio (17 ettari a Pomezia e 28 nei Castelli Romani distribuiti nei comuni di Grottaferrata, Frascati e Monteporzio Catone). La tenuta di Villa Cavalletti, che offre anche ospitalità e un centro congressi, è divisa in un uliveto secolare di circa 5000 piante, con il quale si producono oli extravergini di alta qualità (da varietà pendolino, leccino, moraiolo, rosciola e carboncella), e un vigneto di 6 ettari realizzato con un lavoro di recupero dell’impianto storico dei Gesuiti, partito nel 2014 ad opera della Tierre appunto, e un reimpianto di varietà e cloni attentamente selezionati per il terroir dell’area. Anche qui non mancano i legami con il passato, il sito è infatti addirittura di interesse preistorico, come confermato dagli scavi del 1902 che il Marchese Cavalletti realizzò per il nuovo vigneto, trovando fortunosamente un sito neolitico di straordinaria importanza la cui la collezione oggi è esposta al Museo Pigorini di Roma. Di Villa Cavalletti – azienda che collabora strettamente con una realtà importante del territorio come le Cantine San Marco degli imprenditori Notarnicola e Violo – sono stati degustati lo Spumante Brut, un metodo Charmat lungo a base di malvasia puntinata e trebbiano, e i due rossi Meraco, IGT Lazio con uve cesanese in purezza leggermente appassite, e il Roma Doc Riserva, composto per l’80% da Montepulciano e il 20% da cesanese, quest’ultimo sempre leggermente appassito.
Aperitivo ricchissimo, con Nunzio Panetta che ha dato prova della sua fantasia spaziando dalle ramoracce (erbe spontanee) ai funghi porcini fino al baccalà, piatti abbinati allo Spumante Brut di Villa Cavalletti e al Virdis di Emanuele Ranchella. I primi sono stati pensati e interpretati per l’occasione speciale, e quindi “Tonnarelli all’AD Decimum 2017” e “Tagliolini al Meraco 2017”, abbinati anch’essi alle etichette usate per la preparazione. Infine due piatti di carne, “Coniglio in crema di rosmarino” ben accompagnato ancora dal Virdis, e la “Tagliata di manzo” abbinata al Roma Doc Riserva di Villa Cavalletti. Dolcetti tipici nel finale, tante chiacchiere e un ringraziamento ai protagonisti e all’organizzazione della serata, consapevoli che questo fermento potrà portare frutto se saprà confermarsi nel tempo. D’altronde risollevare le sorto di un territorio troppo spesso dimenticato è di per sé un progetto a lungo termine, il fatto poi che ci si trovi in una situazione di obiettiva difficoltà per ragioni straordinarie da una parte può essere visto come un vincolo ma, per chi ama le sfide, anche come una grande opportunità. Si parla di turismo di prossimità sempre più spesso, bene i Castelli Romani sono a due passi da un bacino di circa 3 milioni di potenziali turisti! Mica male…
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