Blog | 10 Giugno 2015 | Fabio Ciarla
Da Vulcania a Volcanic Wines, sognatori di successo
Nessuna novità concreta e incapacità di fare sistema, questi sono due dei più grandi difetti del mondo del vino italiano (e non solo in questo settore) ma c’è chi è stato in grado di mettere in piedi qualcosa che già in partenza non vanta nessuno dei due nel proprio DNA. Vulcania parte nel 2009 sulla spinta di un concetto nuovo come l’esaltazione del suolo “vulcanico” sul quale nascono una serie di vini diversi ma, appunto, con caratteristiche comuni. Un focus innovativo che punta i riflettori sulla tipologia del suolo e non sul vitigno più o meno autoctono o sul territorio. L’altro aspetto interessante riguarda la capacità di raggruppare, unire, far collaborare realtà diverse. Consorzi piccoli, medi e grandi, enoteche regionali ma anche singole cantine sono ormai la solida base del progetto Volcanic Wines.
Che piaccia o meno, il concetto è chiaro e vede l’Italia primeggiare senza possibilità di imitazione, vista la presenza di suoli vulcanici da nord e sud della penisola. Il che, per esempio, facilita la promozione e la comprensione per gli appassionati di tutto il mondo, ai quali potrà essere comunicata e, perché no, anche “venduta” una caratteristica riconoscibile nonostante le diverse tipologie di prodotto.
Una scelta fondata quindi su una realtà concreta, come ribadito dai vulcanologi alternatisi nell’accompagnare il tour per i giornalisti nei territori di Orvieto Montefiascone e Pitigliano a fine maggio, ovvero il fatto che l’Italia è il Paese con la maggiore superficie vitata su suolo di origine vulcanica nel mondo. E soprattutto – come ribadisce il professor Attilio Scienza sul settimanale del Gambero Rosso “Tre Bicchieri” – abbiamo la “maggiore variabilità nella composizione fisico-chimica delle matrici geologiche ed il numero maggiore di vitigni antichi coltivati su di esse”. Ancora Scienza identifica addirittura il vulcano come “un immenso aratro del quale la natura si serve per rovesciare le viscere della terra”.
Con Volcanic Wines si uniscono quindi fattori oggettivi legati alla qualità dei prodotti ed evidenti agevolazioni comunicative, il che significa sostanzialmente “fare Bingo”! Per uscire dal mito e tornare alla vita vissuta…
In più, dicevamo, l’iniziativa sembra godere da subito di una collaborazione estesa e diffusa, quasi estranea al Paese dei campanili. Si parte dal Consorzio di Tutela Vini Soave e Recioto, come capofila e ideatore del progetto, passando per i consorzi di tutela Lessini Durello, Gambellara, Colli Euganei, Campi Flegrei, Vesuvio, Etna, Pitigliano e Sovana, Orvieto, Frascati, insieme a Enoteca Provinciale Tuscia, Strada Terre Etrusco Romane, Comune di Milo, Comune di Pantelleria, Cantina di Mogoro. Insomma una squadra forte e ben assortita, non priva di imperfezioni ovviamente ma di certo un pacchetto di territori, vini e persone che può fare la differenza.
Il tour per la stampa estera e italiana di fine maggio ha toccato i territori del Soave (21 e 22 maggio con annessa Preview) e quelli racchiusi a cavallo tra Umbria, Lazio e Toscana con i comuni di Orvieto, Montefiascone e Pitigliano (sabato 23 e domenica 24). Domenica 24 grande banco d’assaggio aperto al pubblico a Orvieto nell’ex chiesa di San Giacomo Maggiore e, nel pomeriggio, degustazione guidata da Armando Castagno alla Rocca dei Papi di Montefiascone con 13 vini provenienti da tutti i territori partecipanti al progetto. Appuntamenti di vario tipo e per pubblici diversi, proprio a testimoniare la capacità di attrazione di un marchio che, se ben sfruttato, potrà convogliare interesse, attenzioni e…vendite. Almeno questo sperano gli organizzatori, che qualcuno definirà sicuramente come dei “sognatori”. Sognatori forse si, ma di successo. Se posso permettermi una previsione che è anche un auspicio…
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