Comunicati | 19 Marzo 2020 | Fabio Ciarla
Streetfood Italia scrive a Conte e chiede sostegno per far ripartire i “cuochi di strada” in parte esclusi dalle misure
Ricciarini (Presidente): “Da Start Up a realtà oggi emulata: indotto ampliato a beneficio di tutti”
Streetfood è la prima realtà in Italia nata nel 2008 per diffondere la cultura del cibo di strada e ha dato opportunità di lavoro alle attività commerciali ambulanti del settore food che oggi chiede forme di tutela al Governo e parti sociali per poter sostenere il fermo lavoro
L’Associazione Nazionale Streetfood scrive al Premier Conte e chiede aiuto a Governo e parti sociali per tutelare il settore del commercio ambulante e itinerante che risulta essere il più penalizzato dopo lo stop agli eventi pubblici e privati e ai mercati settimanali e rionali secondo le prescrizioni del DPCM del 4 Marzo e aggiornamenti successivi. Seppur con tutte le difficoltà del caso alcune attività (pubblici esercizi, ambulanti di mercati settimanali, Ristoranti ed altri del commercio…) continuano a lavorare. Al contrario sono compromesse attività di organizzazione eventi e commercio ambulante e attività collegate dell’indotto e per ricaduta ne risentono attività ricettive e turismo. «Con le misure sempre più restrittive attuate dal Governo a beneficio della salute pubblica – dichiara Massimiliano Ricciarini, presidente e fondatore dell’Associazione Streetfood Italia – per contenere il contagio da Covid19 (Corona Virus), noi ci facciamo promotori in quanto associazione capofila del settore, è tuttavia necessario un intervento diretto di sostegno alle imprese ambulanti e associazioni di categoria come la nostra al fine di ripartire al meglio, anche con una promozione adeguata».
L’Associazione Streetfood è la prima realtà in Italia che ha inventato nel 2010 il format di un calendario di decine di eventi street food sul territorio italiano e anche Oltralpe (Costa Azzurra tra il 2017 e 2019). Partendo da Marciano della Chiana (AR) oggi è a tutti gli effetti una carovana di auto-negozi (food truck) e stand selezionati in base a un “decalogo del buon artigiano del Gusto” che viaggiano in lungo e in largo portando la qualità della cucina di strada tradizionale e storica di varie regioni italiane a casa degli Italiani. «Il fenomeno Cibo di strada o “Street Food” – evidenzia ancora Ricciarini – a tutti gli effetti ha dato lavoro a sempre più numerose attività ambulanti e itineranti e chef di ristoranti che si sono reinventati adattando il proprio menù a un consumo “per strada”. Parimenti sono nate o si sono specializzate realtà del comparto metalmeccanico costruttrici di autonegozi (food Truck) che hanno migliorato la qualità e il design al servizio delle succitate attività ambulanti».
Streetfood Village, un modello nazionale. Il format ideato da Associazione Streetfood è stato di ispirazione se non addirittura emulato in toto da sempre più numerose realtà emergenti organizzatrici di eventi sullo stesso tema indicativamente dal 2014 ad oggi. Realtà più o meno improvvisate, che hanno generato un certo disordine sia in termini di proposta gastronomica che di livello organizzativo, ma hanno ampliato e potenziato inevitabilmente l’indotto. Una rete sempre più fitta di aziende del settore ha portato flussi di persone in numerose città italiane, attivando così la conoscenza del territorio, gli acquisti presso i negozi locali sia di prodotti agroalimentari tradizionali che di altre merceologie. Gli hotel hanno ospitato sia gli operatori partecipanti che i visitatori provenienti da varie parti d’Italia che hanno così acceduto a ristoranti, pizzerie, bar ed enoteche locali con indubbio beneficio economico.
«Viene quindi spontaneo oggi – conclude il Presidente dell’Associazione Nazionale Streetfood – farci promotori e latori di questa legittima richiesta di aiuto che può tradursi magari in qualcosa di più di semplici incentivi o sgravi fiscali per il settore»
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