Blog | 7 Febbraio 2020 | Fabio Ciarla
Monti Cecubi, Albamarina e Vini Monti: la Degustazione Partecipata si fa in tre!
Da anomala, per la seconda volta, è diventata “normale” la Degustazione Partecipata con più aziende. Se all’inizio era una sola quella coinvolta, nell’ultima sono diventate due e in questa addirittura tre (ma non salirò ancora). In questo caso siamo partiti dal mio Lazio, passando per la Campania fino ad arrivare all’Abruzzo. Quali le cantine interessate? Per la mia regione Monti Cecubi, azienda interessante per il suo lavoro di riscoperta di antichi vitigni autoctoni – l’Abbuoto su tutti – e per la bellezza del posto, tra Itri e Sperlonga. La seconda è Fattoria Albamarina, siamo in Cilento e ho avuto la fortuna di fare un breve viaggio in quella splendida terra a settembre 2019, un Fiano e un Aglianico leggermente fuori dalle aspettative (per fortuna) grazie ad un territorio diverso da quelli più noti. Infine l’Abruzzo, terra di Montepulciano, sicuramente, ma anche di vini bianchi di genuina beva, come il Pecorino e il Controguerra Doc (uvaggio) con l’azienda Monti. Un gruppo di vini assaggiato da un gruppo di esperti nuovo, come nuova era la location. Niente casa, siamo stati ospiti dell’amica Francesca Bueti che a Lariano, sempre in provincia di Roma, gestisce il bar-enoteca “RCaffè” (grazie Francesca!). Nel complesso un’altra bella serata di conoscenza e scambi di opinione, con alcune divergenze e una netta sensazione che alcuni vini siano stati penalizzati dal poco “riposo” dopo il trasferimento (per la prossima bisognerà stare più attenti). Di seguito il racconto dei vini degustati, con i consueti voti, e in fondo una breve scheda delle tre aziende per chi volesse approfondire.
Il panel
Enoagricola: Fabio Ciarla
Francesca: neo-sommelier Fisar
Simona: sommelier Fisar
Leonardo: sommelier e relatore Fisar
Paolo: sommelier Fisar
I vini (anche se li abbiamo degustati nella corretta sequenza ho preferito presentarli divisi per azienda):
Monti Cecubi
Thymos 2018 – IGT Lazio Bianco 2018
Amyclano 2018 – IGT Lazio Vermentino 2018
Vini Monti
Raggio di Luna – Controguerra DOC 2018
VIR – Controguerra DOC Pecorino 2018
Senior – Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG Riserva 2010
Pignotto – Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG Riserva 2010
Fattoria Albamarina
Valmezzana – Fiano del Cilento DOP 2016
Futos – Paestum IGT Aglianico 2016
Monti Cecubi / Thymos 2018 – IGT Lazio Bianco 2018
Uva base è la Falanghina, che in questa zona dell’estremo sud laziale sembra congiungersi con le espressioni campane. Questo vino si presenta vivace, di beve bene ed è piacevole, riuscendo a coniugare le sensazioni calde con quelle più fresche.
Enoagricola: 88/100
Francesca: 88
Simona: 88
Leonardo: 89
Paolo: 89
Monti Cecubi / Amyclano 2018 – IGT Lazio Vermentino 2018
Dopo il Thymos sembra essere di fronte ad un altro paradigma, questo Vermentino non p scattante come la Falanghina che l’ha preceduto. Al naso i sentori sono più maturi, anche al palato dimostra una certa grassezza che lo penalizza un po’, da riassaggiare.
Enoagricola: 80/100
Francesca: 80
Simona: 81
Leonardo: 80
Paolo: 80
Vini Monti / Raggio di Luna – Controguerra DOC 2018
L’unione dei tanti vitigni di questa Doc (tra gli altri Trebbiano, Cococciola, Moscato, Passerina) dà vita ad un vino inizialmente chiuso, che però poi si apre con un bel frutto al naso. Giallo verdolino, caldo al palato, con un po’ di tempo a disposizione mostra tutta la sua bella beva e la sua sapidità.
Enoagricola: 85/100
Francesca: 84
Simona: 80
Leonardo: 81
Paolo: 83
Vini Monti / VIR – Controguerra DOC Pecorino 2018
Sembra poco intenso al naso, invece in allungo si esprime bene. Giallo verdolino, al naso mostra un bel frutto e qualche sentore erbaceo, al palato invece ottima sapidità e freschezza, la facile beva lo fa sembrare semplice, ma non lo è.
Enoagricola: 84/100
Francesca: 83
Simona: 85
Leonardo: 87
Paolo: 82
Vini Monti / Senior – Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG Riserva 2010
Bel rosso rubino con solo qualche riflesso granato, al naso si presenta subito complesso con note di empireumatico unite ad amarena, frutta rossa sciroppata, chiodi di garofano e tabacco. In bocca asciutto, solido, con un finale leggermente amaricante. Equilibrato, con un bel tannino, a 10 anni dalla vendemmia è decisamente un bel rosso.
Enoagricola: 93/100
Francesca: 95
Simona: 96
Leonardo: 94
Paolo: 94
Vini Monti / Pignotto – Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG Riserva 2010
Necessita di qualche tempo in più per aprirsi rispetto al Senior, ma poi anche nel Pignotto si ritrova quella complessità aromatica fatta di frutta matura ampliata in spezie, balsamico, sottobosco… Al palato si presenta dritto, verticale, ma sembra leggermente meno pronto del Senior, quasi più corto per assurdo che possa essere.
Enoagricola: 91/100
Francesca: 95
Simona: 94
Leonardo: 93
Paolo: 93
Albamarina / Valmezzana – Fiano del Cilento DOP 2016
Si presenta giallo dorato, al naso maturo e complesso, con note vegetali, un ricordo di legno, sentori caldi e dolci che ritroviamo in una beva morbida e calda. Dopo alcuni minuti il vino pare arrivare a completezza con note di idrocarburi e frutta candita. Ma non manca la freschezza, al palato la beva è resa piacevole dalla sapidità che si alterna al calore dell’alcol (14,5%).
Enoagricola: 90/100
Francesca: 90
Simona: 89
Leonardo: 90
Paolo: 95
Alba Marina / Futos – Paestum IGT Aglianico 2016
Al primo impatto non sembra del tutto pulito, poi però respirando va a migliorare con note minerali evidenti alternate ai sentori fruttati. In bocca si presenta asciutto, con un bel tannino protagonista, che fa pensare – insieme al resto – come questo Aglianico sia tutto sommato ancora giovane.
Enoagricola: 87/100
Francesca: 86
Simona: 88
Leonardo: 86
Paolo: 85
Conclusioni
Di certo non ci siamo annoiati! Monti Cecubi e Vini Monti li conoscevo personalmente da tempo, per gli altri erano una novità, mentre Albamarina ci ha portato in un posto nuovo come il Cilento. Tutte e tre le aziende hanno riscontrato il favore del nostro panel, almeno con un vino, con delle vittorie assolute. In particolare hanno riscosso successo i vini rossi, con il Senior di Vini Monti vincitore assoluto, sebbene anche i bianchi – forse i più penalizzati dalla scarsa sosta prima dell’apertura – siano stati al centro di belle discussioni, in particolare il Controguerra Doc e il Fiano Valmezzana.
Le Degustazioni Partecipate sono ricominciate, le prossime due saranno dedicate a singole aziende piuttosto importanti e conosciute. Non è escluso, anzi è molto probabile, che ci si veda ancora in trasferta, magari nella Capitale…
Le altre Degustazioni Partecipate
Palagetto e Viticoltori Lenza, un viaggio tra Toscana e Campania – Degustazione partecipata
Tenuta Colombarda, l’imbarazzo della scelta (ma l’Albana è l’Albana!) – Degustazione partecipata
Guidi 1929, il Chianti che ruggisce – Degustazione partecipata
Francesco Rosso, l’oro delle Langhe e del Roero – Degustazione partecipata
Le aziende
Monti Cecubi (Lazio)
L’Azienda Agricola Monti Cecubi si trova a Itri, sulle colline a vista del mare di Sperlonga, terra d’origine dell’antico vino Cecubo.
La famiglia Schettino, proprietaria dell’azienda, acquistò l’antica masseria alla fine degli anni ‘90 allo scopo di reintrodurre l’enologia sul territorio, attraverso una ricerca sui vitigni storici del luogo e una sperimentazione nella coltivazione di varietà più conosciute.
Il lavoro parte da un piccolo vigneto del 1940 prospiciente la masseria. Su questo vengono identificate delle varietà locali come l’Abbuoto e l’uva Serpe. Il recupero delle marze ne ha permesso una coltivazione più ampia allo scopo di sperimentarne il potenziale enologico.
Attualmente la tenuta dell’azienda si estende su circa 150 ettari distribuiti tra i territori di Itri, Fondi e Sperlonga, e ne conta 20 di vigneto contornati da boschi, di sughere incontaminati e pascoli. A questi si aggiungono 6 ettari di uliveto coltivati a Itrana. La coltivazione è curata con sistema biologico.
Fattoria Albamarina (Campania)
La famiglia Notaroberto, originaria di Futani, vive in Lussemburgo dal 1984 e ha un’esperienza trentennale nel mondo agroalimentare. Avendo in programma di rientrare in Italia ha elaborato gli investimenti nel settore turistico/agronomico e dell’allevamento di bestiame.
Nel 2009 è stato acquistato un terreno di 2.5 ettari in località Mezzana nell’agro di Foria che è stato bonificato per impiantare una vigna, che è entrata in produzione nel 2011. Il vitigno impiantato è il Fiano a bacca bianca, tipico di queste zone. Nel 2010 sempre nella stessa area sono stati acquistati altri 2.5 ettari di macchia mediterranea, dopo le opportune autorizzazioni si è provveduto allo smacchiamento e ad impiantare un’altra vigna che è andata in produzione a partire dal 2013. In questo caso si tratta di uve da Aglianico, altro vitigno tipico.
Nel programma di sviluppo della società agricola è prevista anche la messa a disposizione di un appezzamento di terreno per la ricerca sui vitigni autoctoni del Cilento. Negli anni scorsi il Parco ha commissionato all’Università di Statale Milano facoltà di Agraria una ricerca sui vitigni utilizzati nel Cilento nei tempi passati. Tale ricerca era coordinata dal Preside della Facoltà di Agraria, Prof. Attilio Scienza, il quale ha raggiunto un accordo con la società ALBAMARINA per seguire la sperimentazione di un centinaio di viti per le tipologie disponibili che sono circa una cinquantina per poi procedere ad una microvinificazione, e stabilire quali sono le viti da mettere in produzione per creare un genotipo tipicamente cilentano.
Vini Monti (Abruzzo)
Per oltre trent’anni l’azienda è stata condotta da Elio e Antonio Monti. Da quella esportazione “speciale” i due inseparabili fratelli capirono che quella sarebbe stata la strada da percorrere. Lavorarono moltissimo su vari fronti: costruirono la nuova cantina sulla sommità di colle Pignotto dove è ancora oggi, impiantarono vigneti su tutti i terreni di proprietà della famiglia, ma soprattutto, da subito, decisero che il Montepulciano d’Abruzzo Monti, quello con la testa del cane, doveva essere il top, come quello da sempre fatto in e per la famiglia, sempre legato alla tradizione, sempre rispettoso del territorio da cui proveniva e di cui voleva essere frutto e sintesi.
“Nel 2002 ho preso le redini dell’azienda dalle mani di mio padre Elio – racconta Emilia Monti – che, dopo decenni di appassionato e straordinario lavoro ci ha lasciato. Ho voluto continuare nel solco dei suoi insegnamenti anche dopo che mio zio Antonio è venuto a mancare ed ho acquisito tutta la proprietà dell’azienda. Dal 1999 la nostra azienda si è avvalsa della consulenza di professionisti di spicco come il dottor Riccardo Cotarella che ha “forgiato” la prima bottiglia di Pignotto, da subito successo indiscusso a partire dai 94/100 di Robert Parker. Ma la nostra ha continuato sempre ad essere un’azienda famigliare o meglio una famiglia che produce vini. Anche mio marito Mirko infatti è stato contagiato da questa passione ed anche lui ha lasciato il segno nella nostra azienda. Con lui ci siamo aperti di più alla comunicazione ed abbiamo capito che oltre a fare un ottimo vino dovevamo impegnarci a raccontarlo. Indimenticabili, anche ora che ci ha prematuramente lasciato, le sue degustazioni in saletta durante “Cantine Aperte”. Fruttuosissimi i suoi viaggi negli Stati Uniti a New York, Chicago, Washington, Ocean City. Oggi mi occupo della mia azienda orgogliosa di una storia familiare fatta di scelte coraggiose, lungimiranti, appassionate sempre rivolte a volersi migliorare in linea con la tradizione e con la qualità. Produciamo vini esclusivamente con uve provenienti dai nostri vigneti, lavorate a mano seguendo i principi dell’agricoltura integrata coadiuvata dal nostro agronomo dottor Emanuele Leopardi e dal nostro enologo dottor Massimo Bartolini. La nostra famiglia si è arricchita di nuove energie come la preziosissima Antonella, collaboratrice attenta, precisa ed appassionata. Ormai un membro della famiglia, la sorella che avrei sempre voluto. E, last but not least, essenziale in tutti questi anni il contributo di mia madre Elide, che oltre ad essere una nonna attivissima, svolge il ruolo di supervisore e garante della tradizione”.
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