Comunicati | 11 Settembre 2015 | Fabio Ciarla
Il CREA al Flormart: dalla ricerca le innovazioni per un’agricoltura sempre più evoluta e sostenibile
Un drone per controllare rapidamente lo stato delle colture e un nuovo substrato a base di microrganismi e materiali inorganici di scarto, per utilizzare meno acqua e concime .
Il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) porta al “Flormart”, il Salone internazionale del florovivaismo di Padova, due recenti innovazioni studiate e realizzate da giovani ricercatori sotto il coordinamento scientifico di Gianluca Burchi, direttore della sede CREA – Orticoltura e Florovivaismo di Pescia, per una agricoltura sostenibile e al tempo stesso capace di dare la massima resa.
Un software innovativo che permette ad un drone equipaggiato con telecamere multispettrali di rilevare in tempo reale, in volo, lo stato delle colture; un nuovo substrato a minore impatto ambientale che fa risparmiare acqua e concime. Questi i prodotti degli studi presentati al Flormart dal più importante ente italiano di ricerca agroalimentare.
Grazie al volo dimostrativo, effettuato dal drone nell’area espositiva, si è potuto vedere come si possa monitorare in breve tempo vaste aree coltivate. Lo studio, messo a punto da Roberto Fresco del CREA in collaborazione con una società spin-off specializzata nei sistemi di pilotaggio remoto, permette – una volta impostata la rotta per una specifica zona – di ottenere una mappa dettagliata e caratterizzata da differenti gradazioni di colorazione delle piante (rilevata in volo dai sensori a bordo), a seconda della loro eventuale sofferenza, rendendo possibile anche risalire alla causa che la determina. Una strumentazione altamente tecnologica e precisa, che abbatte i tempi rispetto alle ricognizioni a terra, assicurando così interventi più tempestivi ed efficaci.
Dalle provette di laboratorio arriva invece l’altra innovazione, realizzata da Domenico Prisa del CREA: un substrato per strutture in vaso, realizzato con materiali di scarto. Utilizzando un mix di materiali organici (compost, bio-digestati, scarti di aziende agroalimentari, funghi) ed inorganici (su tutti la zeolite, un minerale abbastanza comune in Italia), si ottiene un medium alternativo e anzi, preferibile alla torba, costosa e di difficile reperimento. Le caratteristiche chimico-fisiche della zeolite, infatti, garantiscono una maggiore assimilazione d’acqua ed una stimolazione ormonale della pianta, che porta benefici anche nel suo apparato radicale.
La riduzione dell’utilizzo di acqua per l’irrigazione ed il minor impiego di fertilizzanti sono quindi il risultato di una ricerca finalizzata ad un’agricoltura al tempo stesso moderna, biologica e sostenibile.
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