Blog | 2 Agosto 2016 | Fabio Ciarla
Collisioni emoziona, la vita insegna e a volte fa male
Molti amici, tanti esperti dai quali apprendere cose nuove, un’unica conferma: Collisioni è sempre un’emozione. Quest’anno ancora di più, perché il Festival Agri-Rock più bello del mondo (sempre che ne esistano altri di questo tipo) mi ha donato anche l’ennesimo insegnamento su cosa sia davvero la vita. Domenica 17 luglio, andando a dormire pensavo di apprestarmi a vivere l’ultimo giorno di Collisioni 2016 e invece sono stato svegliato alle 2 del mattino dalla telefonata di mia moglie: “ho rotto le acque, sto andando in ospedale”. Il fatto è che mancava ancora un mese alla conclusione della gravidanza e stavamo più o meno tranquilli, ma la vita ti insegna che non siamo noi a decidere i programmi. Ansia, fatica, corse ma alla fine sono arrivato in ospedale lunedì mattina e mio figlio Ascanio è venuto alla luce in serata, insomma c’ero!
Non avevo avuto modo di salutare nessuno, così nei giorni seguenti ho mandato dei messaggi cercando di spiegare la mia scomparsa a vecchi e nuovi amici. Avevo scritto a Jeremy Parzen, Hiromi Nakayama, Danilo Amato e Flavia Catalano, Elena Matei, Jeremy Ennis e poi anche a Davide Oltolini, conosciuto proprio a Barolo e “compagno di banco” di quasi tutte le degustazioni dei miei tre giorni a Collisioni. Avevo pensato di portarmi dei ricordi da questa edizione, dei selfie con le persone che più mi avevano colpito e c’era anche Davide, senza sapere che in fondo lo stavo copiando. Con molti però non avevo fatto in tempo a scattare la foto ricordo, pensavo di farlo l’ultimo giorno e invece sono dovuto andare via di corsa, ma per una cosa bella come la nascita di un figlio mentre Davide…
Ecco ieri la vita mi ha dato l’ennesimo insegnamento, che le cose non si devono rimandare, si devono FARE e basta. Oggi penso a tutto quello che ho lasciato in sospeso per motivi più o meno futili e mi chiedo che ne sarà dei progetti di Davide, delle collaborazioni con i giornali e con Unomattina, di cui mi aveva parlato con tanto orgoglio. Parlo di questo, che potrà sembrare un aspetto superficiale, perché in fondo non ho conoscenza del Davide privato, di cui ho potuto apprezzare in poco tempo la gentilezza e la semplicità. E mi chiedo come si fa a essere “pronti” se la vita decide di finire così, tra un rovescio lungolinea e una battuta con l’istruttore? Da cristiano praticante forse mi illudo di saperlo ed esserne cosciente, da marito e padre di due bimbi piccoli faccio fatica e, sinceramente, ho un po’ paura.
La vita insegna, e a volte fa male.
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