Comunicati | 2 Luglio 2020 | Fabio Ciarla
Club Excellence: «Serve un filiera unita e coesa per ripartire»
Dalla filiera enogastronomica un appello all’importanza di fare sistema per gestire al meglio la fase di post-Covid19. Vivace e ricco di contributi il webinar promosso da Club Excellence che ha visto protagonisti Luca Cuzziol, Carlo Cracco, Maurizio Zanella, Andrea Terraneo e Antonello Marzolla.
(Olgiate Molgora, 2 luglio 2020) Hanno sofferto, indistintamente, tutti gli anelli che compongono la filiera del mondo del vino, e tuttora questa prima fase di post-Covid19 non è scevra di difficoltà e insidie. Ma ora serve comunione di intenti, coraggio e gioco di squadra, soprattutto se l’obiettivo condiviso è quello di sedersi davanti alle istituzioni per ottenere provvedimenti semplici, coerenti ed efficaci. È l’appello emerso lunedì 29 giugno durante il webinar organizzato da Club Excellence dal titolo “Ripartiamo insieme, eticamente”, che ha visto la partecipazione di alcuni autorevoli protagonisti della filiera del mondo del vino, moderati dal giornalista Antonio Paolini.
“Abbiamo dimostrato che un gioco di squadra forte, coeso e indirizzato dà informazioni precise al mercato” ha affermato Luca Cuzziol, amministratore unico Cuzziol Grandi Vini, in rappresentanza del Cda di Club Excellence, società che riunisce 18 tra i più importanti protagonisti in Italia della distribuzione e importazione di vini e distillati di pregio. Sono state molte e diversificate le azioni che, come ha ricordato Cuzziol nel suo intervento, il Club ha deciso di intraprendere durante il periodo più duro dell’emergenza da Covid-19. “Abbiamo finanziato il mercato, stabilito regole di ingaggio, aiutato la categoria degli agenti, sostenuto i nostri clienti e, persino, come ha fatto qualcuno di noi soprattutto con i più piccoli, consolato i nostri produttori. Inoltre, nella convinzione che la professionalità sia un elemento determinante per tutta la filiera, abbiamo dato il nostro sostegno al Corso di Alta Formazione in Sommellerie dell’Università di Pollenzo, per formare professionisti in grado di valorizzare il vino a tutti i livelli”. Una realtà solida quella rappresentata dai distributori soci del Club Excellence, che nel 2019 ha fatturato oltre 200 milioni di euro gestendo circa 1400 agenti di commercio. Una società cresciuta negli anni grazie ad una forte condivisione di intenti ed obiettivi, una premessa che ha motivato aziende potenzialmente concorrenti ad unirsi per affrontare insieme i temi caldi del settore e fare squadra. “Il sistema ha vacillato, ma siamo stati fermi, positivi e uniti. Questo è il messaggio e lo spirito che la nostra categoria, un attore primario della filiera distributiva dell’enogastronomia in Italia, ha voluto dare”.
“La nostra categoria è stata una delle più colpite perché noi siamo un sorta di cinghia della distribuzione che mette in contatto chi produce con chi commercializza, quindi abbiamo una visione doppia del danno” ha spiegato invece Antonello Marzolla, segretario generale Usarci, l’Unione Sindacati Agenti e Rappresentanti di Commercio Italiani, che ha fornito uno stato dell’arte degli agenti di commercio in Italia, un vero e proprio esercito formato 240 mila professionisti che intermediano il 70% del PIL del nostro Paese. Usarci, grazie all’istituzione di un Osservatorio interno durante la crisi, ha fornito alcuni dati grazie ad un’indagine che ha raccolto le indicazioni fornite da circa 20mila agenti di commercio italiani: l’81% ha affermato di essere stato colpito in modo violento dalla emergenza dovuta alla pandemia da Covid-19. Il 66% ha ridotto più del 75% del volume di ordini in portafoglio, il 23% l’ha ridotto del 50%. Scendendo nel dettaglio del settore Horeca, il 50% degli agenti che operano in questo settore – tra i più colpiti ha affermato il segretario di Usarci insieme a quelli dell’abbigliamento e dell’oreficeria – sta fatturando provvigioni tra 0 e 500 euro, il 40% tra 500 e 5000 euro. Come uscirne? “Abbiamo bisogno di una grande iniezione di ottimismo. È nostro dovere dare indicazioni importanti”. Tra queste Marzolla propone di intraprendere la strada degli accordi di filiera. “Propongo un tavolo di lavoro comune per relazionarsi con il governo. Il rapporto di filiera è vincente. Se facciamo tutti sistema l’Usarci c’è”.
Tra i protagonisti del webinar anche uno chef e volto noto come Carlo Cracco, il quale, più che concentrarsi sull’attuale situazione, molto difficile per chi opera nel settore della ristorazione, ha sottolineato l’urgenza di ritrovare un percorso verso la normalità. “Dallo Stato abbiamo bisogno di indicazioni semplici e lineari, senza bisogno di dover fare capriole per capirle”. Mancano gli eventi, mancano le aziende, più o meno grandi, che non stanno più investendo, manca anche la voglia di ritrovarsi: tutte situazioni che non fanno però perdere l’ottimismo al noto chef. “Non tutto è fermo, c’è del movimento, il fine dining, ad esempio, funziona e nel fine settimane in molte località turistiche le attività della ristorazione hanno ricominciato a lavorare bene. Oggi il cliente è ancora più importante rispetto al passato. Ora però bisogna comunicare un po’ di sicurezza. Noi le regole le avevamo già: oggi abbiamo ancora più attenzione perché, giustamente, molti hanno ancora timore”.
Chi non demorde è anche il variegato mondo delle enoteche, un universo altamente specializzato e che unisce non solo che vende vino, birra, tutto il mondo degli spirits e le specialità alimentari, ma anche chi fa mescita. A rappresentarli Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, storica Associazione che riunisce oggi 110 realtà di questo settore, compresi alcuni rappresentati dell’estero. “Le bottiglierie non hanno mai veramente chiuso neanche durante il lockdown perché avendo la licenza alimentare hanno potuto continuare a lavorare, mentre i wine bar ha subito la crisi in modo molto più importante”. Anche Vinarius ha svolto alcune indagini interne per monitorare la situazione durante la pandemia: dopo 15 giorni dall’inizio del lockdown il pessimismo era imperante, con perdite del fatturato dichiarate dai membri dell’Associazione intorno al 90%, mentre a fine aprile, complice anche la Pasqua, la situazione si è un risollevata con perdite dichiarate tra il 30 e il 60%. “L’onda della crisi sarà molto lunga probabilmente, ma sta passando e andrà gestita tutti insieme. L’importante è che la filiera stia insieme per costruire e progettare il futuro” ha sottolineato il presidente di Vinarius.
“Noi abbiamo continuato a lavorare, la natura non si ferma” ha invece spiegato Maurizio Zanella, fondatore e presidente dell’azienda Ca’ del Bosco, nonché pioniere di un territorio produttivo molto importante all’interno dello scacchiere italiano come quello della Franciacorta. “All’inizio del lockdown c’era poca serenità. Ad aprile abbiamo registrato un calo del fatturato dell’88%, d’altronde noi siamo molto sbilanciati verso il canale horeca”. Ora è tempo di guardare avanti secondo il patron di Ca’ del Bosco che accoglie favorevolmente la proposta del presidente di Usarci. “In Italia ci sono 19mila soggetti che imbottigliano vino ed esiste una frammentazione delle categorie che ci rappresentano, così come nella ristorazione”. Una debolezza del sistema, secondo Zanella, che inevitabilmente ha poi portato a non presentarsi uniti di fronte alle istituzioni. “L’appello di Antonello Marzolla e unirci per rapportarci a chi legifera mi piace, anche se, per quanto riguarda il vino e la ristorazione lo trovo utopistico. Io però, do la mia disponibilità”.
Tra i tanti momenti di approfondimento che hanno caratterizzato il dialogo tra i vari protagonisti del webinar organizzato da Club Excellence, non poteva mancare un riferimento alla digitalizzazione e alla grande esplosione che ha visto protagonista l’e-commerce. “È una parte ormai sempre più importante del mondo del vino, ma per chi vende fine wine come noi, che spesso rappresentiamo piccoli e medi produttori, il sistema di lavoro non può prescindere dalla figura dell’agente di commercio” ha commentato Luca Cuzziol. “La digitalizzazione sicuramente deve essere ampliata, ma per cantine con fatturati tra i 200-300mila euro annui investire nella creazione di un proprio e-commerce risulterebbe molto impegnativo e non rappresenta quindi, dal mio punto di vista, la soluzione”. Antonello Marzolla ha invece invocato delle regole comuni, soprattutto in riferimento ai grandi attori dell’e-commerce. “Sono un intermediario come noi, ma a differenza nostra pagano imposte risibili. In questo modo si tratta di concorrenza sleale”. Secondo Andrea Terraneo, per le enoteche continua a essere fondamentale il rapporto umano con il cliente, anche se l’apertura all’e-commerce c’è, ed ha rappresentato anche un piccolo canale fondamentale durante la fase più dura del lockdown. Dello stesso avviso anche Carlo Cracco: il suo ristorante aveva iniziato timidamente a dicembre con il delivery, esploso tra marzo e aprile. “Una piacevole sorpresa, è una grossa opportunità: parla ad un pubblico differente e soprattutto raggiunge chiunque”. Positiva l’esperienza di Ca’ del Bosco con la creazione di “Troviamoci”, un’applicazione che dal sito dell’azienda consente, geolocalizzandosi, di trovare le enoteche che fanno delivery e quindi vendono anche i vini dell’azienda. “Però ci vuole rispetto dei canali e dell’intermediazione” ha concluso Zanella.
Un incontro costruttivo, quello promosso da Club Excellence, che ha preso in considerazione le criticità del momento alcune vie per cercare di ripartire, nell’assoluta convinzione che eticità e gioco di squadra siano le armi vincenti per tutta la filiera enogastronomica.
Fonte: Ufficio stampa Club Excellence – fruitecom
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