Blog | 15 Gennaio 2024 | Fabio Ciarla
Abbazia di Novacella tra antico e moderno
È tanto antico il rapporto tra l’Abbazia di Novacella e il vino quanto è moderno l’approccio delle due aziende vitivinicole che gestisce oggi. Da una parte quasi 900 anni di storia, il monastero agostiniano è stato fondato nel 1142, dall’altra sperimentazione su vitigni, metodi e recipienti di affinamento ma, soprattutto, packaging. A breve i vini di Abbazia di Novacella saranno commercializzati tutti con la stessa bottiglia, una renana “bassa” capace di abbattere costi e impatto ambientale, sia per le agevolazioni nella logistica sia per il peso ridotto. Ma non finisce qui, fatti i dovuti esperimenti e verificato che dopo 10 anni di affinamento in bottiglia c’era ancora troppa variabilità, lo staff tecnico della più antica realtà vitivinicola altoatesina sta spingendo per il passaggio al tappo a vite. Non si tratta in realtà dei rischi dei sentori da tappo, avendo già utilizzato sia microagglomerati sia monopezzo garantiti, ma della corretta evoluzione del vino. “Al momento, essendo il nostro mercato principalmente italiano (il 75% del totale – ndr) abbiamo ancora difficoltà ad introdurre il tappo a vite, ma la direzione che stiamo prendendo è quella” ha spiegato Werner Waldboth, direttore vendite di Abbazia di Novacella, durante l’incontro dello scorso dicembre a Roma presso lo storico ristorante del quartiere Testaccio “Checchino dal 1887” della famiglia Mariani.
Un momento di approfondimento che ha sgomberato subito il campo da fastidiosi preconcetti, come quelli di una specie di incomunicabilità tra vini bianchi di classe e stile nordico e i sapori della tradizione romana. Per esperienza diretta confermo anzi che la cucina orientale o quella fusion possono aspettare, i grandi vini altoatesini, tanto rossi quanto bianchi, si sposano benissimo con la cucina della Capitale, se di qualità. Un dettaglio, certo, ma utile a inquadrare una visione del mercato originale e coraggiosa, che punta molto sulla longevità. In degustazione Waldboth ha portato:
– Perlae36 Insolitus Pas Dosé (Metodo Classico da uve Sylvaner con 36 mesi di sosta sui lieviti)
– Sylvaner Stiftsgarten A.A. Valle Isarco Doc 2018
– Sylvaner Stiftsgarten A.A. Valle Isarco Doc 2019
– Sylvaner Praepositus A.A. Valle Isarco Doc 2015
– Sylvaner Praepositus A.A. Valle Isarco Doc 2011
– 6234 Pinot Nero Riserva Alto Adige Doc 2018
– Vigna Oberhof Pinot Nero Riserva Alto Adige Doc 2019
– Pinot Nero Riserva Praepositus Alto Adige Doc 2015
– Pinot Nero Riserva Praepositus Alto Adige Doc 2010
– Kerner Passito Praepositus Alto Adige Doc 2021
Un viaggio che ha preso il via con uno spumante di grande carattere, il primo 100% Sylvaner del territorio, capace di stupire per finezza. Poi ancora Sylvaner, ma nella versione ferma, protagonista delle etichette con la menzione vigna (Stiftsgarten – giardino dell’abbazia) e della linea Praepositus, prima di passare al Pinot Nero, con la linea Insolitus (6234 come la parcella da cui proviene, situata a 450 metri di altitudine nel podere Marklhof a Cornaiano) e con la menzione vigna (Oberhof) per chiudere poi con le due annate della Riserva della linea Praepositus. Infine il passito da uve Kerner, per chiudere in dolcezza pur rimanendo su uno stile fresco e tagliente grazie a circa 6 grammi di acidità per litro (che illuminano un sorso da 160 g/l di zuccheri!).
L’Abbazia di Novacella oggi
Due le aziende agricole gestite dall’Abbazia, la prima si trova a Novacella e dispone di 6 ettari di vigneti (12 di frutteti e 2000 mq di erbari) e la seconda, Tenuta Marklhof a Cornaiano e può contare su 22 ettari a vigneto (13 a frutteto e 24 a bosco). All’Abbazia fanno inoltre capo 700 ettari di bosco e 400 ettari di pascoli d’altura destinati in parte a riserva di caccia. La produzione annua della cantina è di circa 850.000 bottiglie – composte 80% di vini bianchi e 20% di rossi –, distribuita come detto per il 75% in Italia e il restante 25% in circa 40 Paesi nel mondo. Ancora oggi nel monastero vivono ed operano i canonici regolari di Sant’Agostino. La comunità è composta da 16 confratelli, attivi come sacerdoti per la pastorale in ben 25 parrocchie, sia nel sud Tirolo che in quello orientale. Il complesso dell’Abbazia di Novacella rappresenta inoltre un polo culturale e artistico di primaria importanza non solo per l’Alto Adige. A cominciare dalla Basilica di Santa Maria Assunta in stile barocco, il rinascimentale Pozzo delle Meraviglie e la romanica Cappella di San Michele, senza dimenticare la biblioteca convenutale, in cui sono conservati ben 65.000 volumi a stampa, e il museo abbaziale. Infine l’Abbazia è ancora sede di un convitto, presente nella sua forma odierna dal 1971, dove sono ospitati circa 95 ragazzi dagli 11 ai 19 anni delle scuole medie e superiori. Ma l’ospitalità dell’Abbazia di Novacella si apre anche ai visitatori, ai turisti, come nel caso dell’enoteca, dove si possono acquistare tutti i vini dell’azienda – oltre a grappe, succhi di mele, tisane alle erbe e cosmetici sempre di produzione abbaziale – ma anche degustarli in abbinamento con tipiche merende tirolesi nello Stiftskeller, una cantina-ristorante dotata di 160 posti a sedere.
Come detto per la tappa romana di presentazione delle ultime novità dell’azienda l’abbinamento è stato pensato, grazie alla famiglia Mariani, con i tipici piatti della cucina tradizionale romana, dal guanciale alla pasta e ceci (il vero comfort food della Capitale), passando per il sugo di coda alla vaccinara (protagonista degli spaghetti integrali a sezione quadrata) e il petto di pollo alla fornara. Una sfida vinta quella dell’Abbazia di Novacella, che ha saputo presentare la sua storia ma anche le sue tante novità, dalle bottiglie alle chiusure ai vari esperimenti di affinamento (barrique, legno di acacia, anfore…). Uno sguardo proiettato al futuro che ha stupito per coerenza e capacità di invecchiamento.
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