Blog | 22 Aprile 2015 | Fabio Ciarla
Se Vinitaly è come Sanremo allora ci vuole un’intervista…doppia!
La fiera veronese del vino da 50 anni movimenta ormai politici e soubrette, oltre ovviamente a produttori e appassionati che, purtroppo, spesso fanno meno notizia dei primi. Pregi e difetti del Vinitaly sono stati ormai esaminati da tutti e con più autorevolezza del sottoscritto, ma dopo anni di frequentazione non potevo non dire la mia. Per non essere troppo autoreferenziale però ho pensato di spartire il lavoro con un mio amico e collega, Piermichele Capulli di WineNews: origini abruzzesi, vive a Montalcino da sempre, ama la Spagna e tifa Lazio. Insomma uno di cui non ci si può fidare, neanche quando prova a fare il serio come in questo caso.
Doppia intervista dunque per raccontare l’edizione numero 49 del Vinitaly, una fiera che qualcuno ha definito un “Sanremo” del vino perché palcoscenico imprescindibile ma anche appuntamento dove fare soprattutto mostra di sé. Però è anche il momento dell’anno in cui si parla di più del vino e di quello che ad esso ruota intorno, non sempre con precisione e competenza, ma…tant’è. Nel Paese dell’approssimazione per eccellenza non è questo un peccato mortale. Di peccati, in realtà, ce ne sarebbero diversi da sottolineare, in particolare nell’organizzazione, ma cerchiamo di farci una risata e vediamo il bicchiere mezzo pieno.
Vinitaly: quando hai cominciato e quante volte hai peccato fratello?
CAPULLI: Io sono un peccatore relativamente novizio, nel senso che ho iniziato nel 2011 questa per me era la quinta edizione. Sempre edizioni molto intense, vissute dall’inizio alla fine praticamente in apnea. Però soltanto cinque.
CIARLA: Dal 2008 una presenza continua, mi avvicino ormai alla doppia cifra
Recidivo…pensi di tornarci?
CAPULLI: E certo, per forza, ormai è come il Topolino il mercoledì, insomma non si può prescindere.
CIARLA: Se supero la crisi del settimo anno…si.
Recidivo e non pentito… Perché lo fai?
CAPULLI: Essenzialmente per senso del dovere, principalmente, da privato cittadino forse avrei un punto di vista un po’ diverso, ma non è detto che non ci andrei comunque, anzi.
CIARLA: In realtà un po’ ti penti ogni anno, i disservizi sono sempre gli stessi e si fa una gran fatica ma c’è anche tanto di buono che sarebbe un peccato non esserci.
Tra i vini degustati quale ti piacerebbe bere tutti i giorni?
CAPULLI: Non che a Vinitaly si assaggi molto perché poi si fa tanto altro, però c’è un’azienda che visito quasi sempre, un po’ perché mi ricorda le mie radici, quelle abruzzesi, ed è Marramiero. Un’azienda abbastanza grande, che fra i tanti vini, fra le tante etichette che fa, vanta anche un bel bianco, un bel trebbiano, affinato in botti di rovere piccole che a me piace tanto, si chiama Altare. Non è conosciutissimo però è un vino che veramente mi piacerebbe avere sempre anche per la semplicità.
CIARLA: Cominciamo con le domande serie… Diciamo un bianco laziale, un Bellone in purezza della Cantina Cincinnato di Cori, per rimanere alle mie radici e per essere sicuro di trovarlo facilmente!
E quale pensi sia l’ideale per un’occasione speciale?
CAPULLI: Ecco, questa è proprio una di quelle domande fatte apposta per mettere in difficoltà la gente, è una domanda insidiosa, anche perché è difficilissimo scegliere. Io ho un vino che mi piace molto, moltissimo, da qualche anno, da prima che raggiungesse poi la ribalta delle riviste internazionali e dei punteggi. È il Madonna delle Grazie di Marroneto, un Brunello che oramai è sulla bocca di tutti. Non lo dico per motivi identitari nonostante io sia di Montalcino, viva da sempre a Montalcino, ma proprio perché è uno di quei vini che mi è sempre piaciuto, almeno da 4 o 5 anni a questa parte. Lavorano bene, forse un po’ troppo poche bottiglie per quanto è buono però se dovessi scegliere una bottiglia per un’occasione speciale ecco sarebbe quella.
CIARLA: Quest’anno proprio a Vinitaly è scoppiato un amore tra me e i rossi strutturati friulani. Vini con speziature estreme, molto particolari, che tuttavia non stancano. Ecco, aprire una bottiglia così, di solito con 10 anni di affinamento, rende speciale anche un’occasione normale.
L’azienda che ha comunicato meglio sia prima sia durante Vinitaly 2015?
CAPULLI: Altra domanda insidiosa, io così di getto direi Salcheto. Salcheto azienda abbastanza nota del panorama enologico nazionale, famosissima a Montepulciano, quindi azienda del Nobile, che punta sempre sul concetto di sostenibilità di verde, di green. E ci punta con una comunicazione che passa soprattutto, nei giorni di Vinitaly, per il suo stand. Uno stand che più che luogo diventa vero e proprio mezzo, media, e questo lo trovo già intelligente di per sé come scelta, in più per veicolare un bel messaggio che va anche al di là dei propri vini e dei propri prodotti. Ecco penso che abbia incarnato negli ultimi anni al meglio quello che è Vinitaly, cioè soprattutto un momento di marketing e di comunicazione più ancora che di promozione dei propri prodotti. E quello che ne esce poi è sempre appunto un bel messaggio, che fortifica un brand come quello dell’azienda del Nobile.
CIARLA: Ogni azienda comunica al suo pubblico anche se la ricerca della massima esclusività – a volte solo per darsi un tono – rende molte operazioni solo un grande circo, a volte anche poco elegante. Di certo quest’anno Salcheto con lo stand realizzato con gli scarti della lavorazione di altri stand ha fatto un’operazione concreta, bella, comunicativa di valori che vengono anche messi in pratica oltre che enunciati.
Il peggior comunicato stampa ricevuto?
CAPULLI: Mah, io non farei nomi, nel senso che di comunicati stampa imbarazzanti se ne ricevono a bizzeffe però quelli che veramente ti lasciano un po’ più perplesso sono quelli che arrivano il mercoledì mattina, a poche ore dalla chiusura della fiera. Però non gliene posso fare una colpa perché emergere durante Vinitaly tra migliaia è veramente difficile, difficilissimo. Soprattutto per le piccole aziende, io capisco le difficoltà però il comunicato stampa il mercoledì mattina davvero non è così utile ecco.
CIARLA: Non sono famoso come Capulli quindi ricevo meno comunicati di lui, però da operatore del settore devo dire che la pratica di chi gestisce la comunicazione di diverse aziende magari simili e insistenti sullo stesso territorio è da arrampicata sugli specchi. Se poi sfrutti il momento buono per mandare a distanza di dieci minuti 3 o 4 comunicati di aziende diverse ma tutte con “qualcosa di speciale” allora diciamo che comincio a non darti più molto credito.
L’articolo, il post, il commento su Vinitaly da non perdere assolutamente?
CAPULLI: Al di là di come la si pensi, e quindi al di là dell’essere o meno d’accordo con quello che ha scritto, io penso che Alfonso Cevola abbia scritto un post molto molto di impatto. Che difatti si è visto sia sui Social sia sui Blog, è stato rilanciato spesso, citato, addirittura tradotto dall’inglese all’italiano, lui ovviamente scrive in inglese. Ecco è un post su cui riflettere, pone dei problemi, pone delle critiche, che non andrebbero rimbalzate o rispedite al mittente, ma andrebbero analizzate in maniera serena, pacifica. Io penso molto semplicemente che una critica a patto che sia costruttiva sia sempre importante, per tutti, per crescere. Vedremo poi che cosa ne verrà fuori.
CIARLA: Purtroppo è una critica, parlo dell’intervento di Alfonso Cevola, wine blogger americano che ha chiarito come stia pensando di non venire più a Vinitaly elencando una serie di problematiche che, essendo sempre le stesse, possono dare un’idea precisa di cosa ci si aspetta ormai da Vinitaly.
L’incontro che non ti aspettavi (ma che ti è piaciuto).
CAPULLI: Mah, io direi che qualsiasi momento, qualsiasi sorriso, qualsiasi abbraccio, qualsiasi saluto, rubato in quel marasma è sempre un piacere. Poi tra le cose meno attese ci sono sicuramente le facce nuove, gli incontri nuovi, sia tra i produttori, sia tra colleghi, persone con cui ti trovi a passare una serata senza neanche sapere quasi come si chiamino e diventa assolutamente bello. O produttori che non hai mai conosciuto e ti fanno scoprire vini veramente interessanti dedicandoti del tempo e tanta pazienza spesso, perché poi io mi rendo conto che ci vuole tanta tanta pazienza, tanta!
CIARLA: L’enologa romana che lavora nell’azienda piemontese Carussin, ero andato ad assaggiare una Barbera ben fatta e di stile tradizionale e mi sono trovato a parlare anche della nostra amata e poco sfruttata regione. Anche se ormai la ragazza ha i piedi ben piantati sulle colline appena elette a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Le persone che hai incontrato e che non avresti voluto vedere?
CAPULLI: Ecco, più che incontrate direi viste da lontano, scrutate. E sono i politici, sono tutti quei politici che si sono fatti vedere durante la conferenza stampa di presentazione di Vinitaly e che hanno usato Vinitaly come una vera e propria passerella. Perché, perché ci sono in vista le regionali e Vinitaly diventa il palco di tutti quindi invece di parlare di vino ci siamo ritrovati, non tanto noi quanto altri mezzi di comunicazione, a parlare di Zaia e Tosi e della presenza di questo e quell’altro governatore uscente. Insomma un teatrino dal quale sarebbe bello prescindere ecco.
CIARLA: Come ogni anno, purtroppo, devo inserire in questa casella le bande di ubriaconi molesti che infestano la fiera fin dal mattino. Gente che entra a Vinitaly forse anche pagando ma solo per bere a più non posso, rubare bottiglie dagli stand, infastidire e creare problemi di sicurezza. Finora non è mai successo niente di grave, spero di non dover mai correggere questa affermazione.
La cosa più bella di Vinitaly 2015.
CAPULLI: Io direi la fine, ma non perché non sia bello starci eh! Ma perché è faticoso, allora quando arriva la fine si esclama tutti insieme: ah, è finitaly! Parola oramai abusatissima, entrerà anche nello Zanichelli probabilmente.
CIARLA: Una cosa che forse c’entra poco con il vino ma molto con chi lo fa. Di ritorno alla stazione ferroviaria di Verona noto una produttrice di Cesanese del Piglio che ho conosciuto qualche tempo fa, si chiama Maria Elena Sinibaldi, una signora minuta ma con una grande passione per quello che fa. Porta la sua bella valigia e un vaso di ciclamini “salvato” dallo smontaggio dello stand. Magari è un ricordo, o solo la voglia di non sprecare una cosa bella. Ecco, per me è stata una delle cose più belle di questo Vinitaly.
E la cosa più brutta?
CAPULLI: Bah, la cosa più brutta, come sempre, e lo dico da giovane, questa partecipazione massiva di tanti ragazzi che più che amare il vino amano evidentemente l’alcol. Io lo capisco però forse non è la proprio la cornice giusta per venire a strabere e a straubriacarsi fin dal primo pomeriggio. Quella è forse, anzi sicuramente, l’aspetto un po’ più brutto, anche più denigrante di tutta la rassegna.
CIARLA: Il mangiare. Ancora una volta o ci si organizza portandosi da fuori qualcosa oppure si devono fare file chilometriche e pagare cifre esagerate per i panini di simil-plastica della ristorazione interna alla fiera. Per fortuna quest’anno abbiamo scoperto, solo il terzo giorno purtroppo, che il padiglione dell’Abruzzo aveva organizzato un’area street-food dove si mangiava bene e a prezzi ragionevoli. Inutile dire che l’ultimo giorno alle 14 era finito quasi tutto…
Un consiglio per un appassionato alla sua prima volta a Vinitaly.
CAPULLI: Un consiglio che mi sento di dare assolutamente è di non fermarsi ai primi padiglioni, per tanti motivi a prescindere dalle regioni ospitate nei primi padiglioni e neanche le dirò, perché sono solitamente più congestionati e quindi si rischia poi di avere un approccio veramente spiacevole se vogliamo. E poi Vinitaly ricordiamoci sempre che porta ovviamente alla ribalta i vini di tutta Italia anche quelli che abitualmente non consumiamo perché non troviamo in GDO e allora dovrebbe essere proprio quello secondo me, l’obiettivo anche di un novizio, di una persona che va la prima volta: lasciarsi prendere dalla curiosità, anche a costo di bere delle ciofeche. Però l’importante è avere la voglia di scoprire, di scoprire territori nuovi, regioni meno conosciute, dovrebbe essere quello il fulcro di tutto.
CIARLA: Selezionare in anticipo le aziende da visitare e cercare di muoversi con ordine, magari aspettando il proprio turno se c’è fila allo stand. Avvicinarsi con la dovuta attenzione ai produttori facendo domande e ascoltando le risposte, d’altronde non si viene a Vinitaly solo per bere… vero?!
Verona durante la fiera, un pregio e un difetto.
CAPULLI: Be’ Verona durante la fiera è bellissima, del resto Verona è sempre bellissima. E molto molto viva, ecco. Se vogliamo trovarle un difetto forse è che è molto molto viva. Anche troppo viva!
CIARLA: Verona è una città bellissima e forse esprime al meglio il suo fascino in notturna, che poi è l’unica versione fruibile quando si viene a Vinitaly visto che di giorno si sta in fiera. Il problema sono gli alloggi, o meglio i prezzi degli alloggi, anche se giustamente il prezzo lo decide l’enorme domanda che ricade ogni anno su una cittadina tutto sommato piccola per questo evento.
Vinitaly 2015 in una parola.
CAPULLI: Vinitaly in una parola: imprescindibile. Volenti o nolenti.
CIARLA: Facciamo con una canzone… Alla fiera dell’Est!
CAPULLI: Un abbraccio a Fabio, che vedo raramente ma che seguo attraverso il suo blog, e a tutti gli ascoltatori di Enoagricola, veramente un blog divertente, un blog diverso. Bravo Fabietto. Ciao ciao.
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